QUADRATO BIANCO SU SFONDO BIANCO -KASIMIR MALEVIC
“Questo mio quadro non è un quadrato vuoto, ma un’icona cancellata e incorniciata, un invito alla percezione del non oggettivo o l’oggettivo in status nascendi”
Kasimir Malevic a proposito del quadrato bianco su fondo bianco.
“Bianco”
testo: Francesco Gallo Mazzeo
Bianco è il luogo della proposta, della possibilità, aperta a tutti, di esercitarsi con il segno e col colore, dando a immacolatezza la sua occasione di diventare un paradosso dell’ombra, seppur molteplice per tanti blu, rossi, arancioni e neri. Opacità luminose connesse con la psicologia del momento, con i diversi modi di vedere la vita, nelle sue molteplici sfumature, un campo di battaglia dove si aprirà, ancora una volta una pagina di Laboratorio Saccardi, una querelle che dura nel tempo e non accenna a risolversi, trasformandosi e trasformando, in senso induttivo, aperto, in senso introiettivo, chiuso, in senso stimolante e liberatorio ma anche monologo alienante, volgendo il senso positivo in negativo, frantumando tempo e spazio, attraversandolo in continue modificazioni, consonanti, di poetiche e di filosofie concrete, che appartengono alle moltitudini, quando si fanno solitudini. Tutto il resto è già pronto per l’uso di ogni sguardo tagliente oppure semplicemente accogliente della loro testualità che non consente un filo logico e forsenemmeno un filo e non serve una logica, tanto è la gestualità che si concentra su di esso che è sguardo rivolto in ogni dove, dalle vette della creatività, seppur citata, alle cadute nel crogiolo del “così è se vi pare”, nella terra della corda pazza.
La forza si acquista mediante l’epurazione. La debolezza è forza, l’annullamento è potenza, un concetto quasi buddista ma anche profondamente cattolico ed occidentale se ci pensate, ma non è l’occidente capitalista questo, è l’occidente che si misura con le forze dello spirito sensibile, nel vero senso della parola. Il Quadrato bianco su fondo bianco di Kazimir Malevič è un simbolo della distruzione della pittura? Assolutamente no, è il simbolo di un nuovo inizio, una ricerca continua di nuovi mezzi espressivi, lo stesso autore dopo quel quadro tornò persino alla figurazione, la sfida con se stessi non ha limiti, come un potente mago il pittore può creare o azzerare tutto il suo universo, ma la sfida col pubblico è la più emozionante di tutte per un artista, il cercare di artisticizzarlo in ogni modo, in questi anni alle mostre, ci si ritrova spessissimo un pubblico di zombie che non riesce a reagire davanti un quadro o un oggetto d’arte, insensibile, anestetizzato, acritico, sensibilità annullate e drogate forse da una miriade di informazioni e da una rete virtuale che non fa altro che ingrossare personalità schizzoidi, un io ipertrofico ingigantito dalla possibilità che internet dà a tutti, di essere autori creativi, tutti artisti e nessun reale confronto critico. Laboratorio Saccardi in questa mostra-performance vuole dare la possibilità al pubblico palermitano, di entrare didatticamente e dialetticamente nell’opera di kasimir Malevic, di confrontarsi con il più classico “Questo lo potevo fare anch’io”, allora fallo! Diciamo noi. Un viaggio alle origini del modernismo. Invitandolo direttamente a dipingere un quadro bianco su fondo bianco il più semplice ed allo stesso tempo complesso degli esercizi. Sulle pareti alcune citazioni di quello spirito moderno veramente autentico, e che nulla ha a che fare col postmodernismo, il laboratorio Saccardi con questa mostra vuole dare un piccolo segnale di reale confronto critico tra artista e pubblico presente all’inaugurazione, la possibilità, usando le parole di Malevic, di andare aldilà dell’icona, per creare un icona dello spirito, passando per un icona dell’arte mondiale.
Conversazione: 14 febbraio 2015 h. 18 ,00
Francesco Gallo Mazzeo , Giusi Diana laboratorio saccardi