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THE ABBEY OF THELEMA ART SHOW

2012

THE ABBEY OF THELEMA ART SHOW    

«Non chiamatemi cubista o futurista, io sono un impressionista del subconscio, la mia arte è automatica. Non ho mai studiato arte e non intendo mai farlo»                                                                              

        

                   

Questa non è una mostra, nessuno la vedrà mai, è un intervento,  una cerimonia. È l’ulteriore  esaltazione di quella  linea sottile che divide il visibile dall’invisibile, Il tempo dall’eternità, Il reale dall’irreale, Il mortale dall’immortale, è  l’ennesima prova di consapevolezza dell’istante giusto e del momento giusto, nello spazio e nel tempo. Un ulteriore rito propiziatorio che, attraverso l’arte, tende all’arte stessa, cioè a quella che è l’esaltazione del sacro, del divino, dell’incomprensibile e dell’immanente.

Nei primi di aprile del 1920 una casa isolata in località Santa Barbara, presso Cefalù in Sicilia, fu affittata ad un inglese di Stradford on Avon, Edward Alexander Crowley  detto Aleister considerato da alcuni il fondatore del moderno occultismo e da altri come una fonte di ispirazione per il satanismo o ancora persino occulto ispiratore di Hitler. Un Mago, sulfureo e  tenebroso, convinto d’essere l’Anticristo al punto d’autodefinirsi la “Bestia 666” dell’Apocalisse, anima del culto diabolico che avrebbe soppiantato Gesù Cristo nella Nuova Era. Considerato il più celebre mago del secolo scorso a causa della sua condotta sregolata e dei suoi perversi piaceri, fu definito dai giornali del tempo come “il re della depravazione” e “l’uomo più malvagio del mondo”. Per tanti invece fu solo un ciarlatano. A Cefalù col suo seguito di adepte (le invereconde “donne scarlatte”) Crowley abitò e propiziò i suoi riti ed esperimenti occulti fondando un tempio, la mitica Abbazia di The’ le’ me,  sin quando nell’aprile del 1923 Mussolini il DUCE  d’Italia  gli mandò i gendarmi. Scacciato fuori dall’Italia dalla polizia fascista, Crowley lasciò “Tempio“  e  donne del  gruppo in balia degli eventi,  alcune si prostituirono dopo aver venduto tutti i mobili e gli arredi della casa agli abitanti del paese, sia per poter pagare i debiti lasciati dallo stesso Crowley, sia per potersi pagare il viaggio di ritorno a casa.                       

La casa dove Crowley contava di accumulare delle energie magiche per potere conquistare il mondo e piegarlo al suo dominio, era una casa a pianterreno formata da alcune stanze che davano in un’ampia sala centrale a forma rettangolare dove egli aveva disposto il suo trono ad Est e quello della sua concubina numero 1 ad Ovest. I muri, le porte e i tratti del pavimento erano quasi interamente decorati dai nudi pornografici dipinti dallo stesso Crowley, figure unite in pratiche sessuali, uomini che si accoppiavano con animali, simboli delle divinità create dalla sua bizzarra fantasia, immagini diaboliche che durante la celebrazione dei riti della loro religione, facevano da cornice alle riunioni per le preghiere quotidiane. Nella stanza centrale  si riunivano cinque volte al giorno per pronunciare le preghiere implorando il diavolo, sacrificando animali e dandosi a strani riti sessuali sotto l’influenza della droga di cui facevano abuso. Nella Chambre des Cauchemars  “Camera degli incubi” dell’Abbazia di Thelema di Cefalù, e nelle altre stanze dell’Abbazia c’erano dipinti di Crowley che illustravano il IX grado ed altri riti magici,  le immagini dipinte dovevano spingere gli adepti ad essere indifferenti nei confronti del sesso. Un dipinto raffigurava un uomo nudo che veniva sodomizzato dal dio-capra Pan, il suo seme schiumante spruzzava la Cortigiana delle Stelle che stava davanti a lui in atteggiamento seducente, a braccia tese. Un altro dipinto, la Terra di Cockayne, raffigurava un paesaggio con un fiume sul quale navigavano giunche e sampan, sulla riva c’erano uomini e donne che danzavano, risvegliando la forza di Kundalini, sullo sfondo c’erano montagne sinistre attorno alle quali si snodava lentamente un serpente gigantesco, del genere mostro di Loch Ness che con la sua testa a forma di pene, sbirciava sospettosamente quegli esseri umani.

Cinque ambienti si aprivano su d’una sala centrale, il Sancta Sanctorum o tempio dei misteri thelemici,  sul pavimento a mattoni rossi venne dipinto un cerchio magico sul quale era sovrapposto un pentagramma le cui cinque punte toccavano la circonferenza che successivamente il regista americano Kenneth Anger fece asportare, prelevando mattonella per mattonella, per portarlo negli Stati Uniti.

Il tempio ideale per fondare la propria abbazia sarebbe dovuto essere di forma circolare, con una cupola di vetro, alta dodici metri e sorretta da otto grandi colonne; ma Crowley ritenne adatta anche la villetta di Santa Barbara.

Oggi la villetta  la mitica  Abbazia di Thelema è solo un rudere fatiscente, completamente inagibile e irrimediabilmente perduto. Delle antiche pitture magico-rituali del mago nero non rimane che qualche minimo frammento, e paradossalmente e quasi ironicamente permangono  la scritta CEFALU’ e lo stemma dell’abbazia  stessa che ne ricordano le tristi vestigia esoteriche e il passaggio del mago in terra Sikana.

Eppure questa casa distrutta è in vendita,  e costa quasi un milione di euro… se solo i proprietari e una classe dirigente attenta e laica avessero mantenuto questo luogo nelle migliori condizioni, oggi Cefalù e quindi la Sicilia avrebbe un Museo molto particolare che avrebbe dirottato sull’isola moltissimi visitatori, visto che i ruderi e le poche pitture rimaste sono visitate di nascosto ininterrottamente dagli anni 50 ad oggi.

Abbiamo invaso questo luogo per sottolineare che anche questo tassello della nostra cultura si è ormai perso per sempre, l’abbazia di Thelema è solo un ricordo, un cumulo di calcinacci accanto allo stadio comunale di Cefalù. Come ultimo saluto abbiamo voluto omaggiare questo  “Tempio  perduto”  installando delle opere d’arte di vari artisti, alcuni che per la prima volta si trovano a confrontarsi con Crowley e Thelema, altri che da tempo nel loro percorso di ricerca artistica ne hanno incrociato il cammino, fino a spingersi  dentro i ruderi  nell’abbazia producendone addirittura dei lavori site specific .

Ma questa non è una mostra, nessuno la vedrà mai, non è visitabile da nessun pubblico, perché l’Abbazia di Thelema non è casa nostra e non  possiamo aprirla, non è nemmeno casa di Crowley o della regione siciliana o del Comune di Cefalù, figuriamoci se poteva essere considerato un  bene storico da acquisire e tutelare… è solo una proprietà privata come tante… dal valore di 850 mila euro, dovuto al solo valore catastale dei terreni, non di certo all’importanza storico-artistica del bene, una semplice proprietà privata con vista sul mare, con ruderi pronti per essere rimossi per far posto ad una più moderna villetta bifamiliare magari con annessa piscina con vista sul mare con tanto di sfondo eoliano, solo una scomoda proprietà, che adesso, finalmente crollata del tutto, non potrà  più minacciare l’aurea  del Duomo di Cefalù, baluardo della cristianità isolana a un solo sputo verso il basso dall’Abbazia di Crowley.

Il nostro rimane solo l’ennesimo rito, una celebrazione dell’arte in un luogo inagibile e privato, misterioso e dimenticato, maledetto e meraviglioso, del quale anche volendo in nessun modo potremo cambiare le sorti, ormai più che segnate.

ARRINGTON DE DIONYSO

FRANCESCO COSTANTINO

STEFANO CUMIA

SERENA FANARA

LEEZA HOOPER

ADRIANO LA LICATA

FEDERICO LUPO

MARC MANNING

JONATAH  MANNO

CONO CANE VAN DAMME CCCM

LUCA JOHN NASH

LUIGI PRESICCE

PIETRO RIPARBELLI

GIACOMO RIZZO

LABORATORIO SACCARDI

FRANCESCO TAGLIAVIA

DORIAN WOOD

MICHELE ZINGALES

PIERO MANISCALCO

EMANUELE DILIBERTO

MATER SICULA – LIPARI

Simposio di scultura – isola di lipari ( Sicily ) Italia 2012 – Sikania Rising Project

“IL MITO CONTEMPORANEO II” …Il Mito si Mostra. –  Castello di Lipari , 1° Simposio di Scultura d’Arte Contemporanea in marmo di Carrara. Scultura ideata e realizzata da  Marco Leone Barone Saccardi

9th BIENNALE SHANGHAI

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9th. Shanghai Bienniale 2012
Museum of Contemporary Art of Shanghai, China
City Pavillion
Palermo felicissima
a cura di Laura Barreca, in collaborazione con Arthubasia
1 ottobre 2012 – gennaio 2013

Palermo felicissima, il cui titolo è liberamente tratto dall’omonimo testo dedicato ai beni artistici e monumentali di Palermo scritto nel 1932 dall’erudito palermitano Nino Basile, si basa sulla restituzione di un’immagine contemporanea di Palermo, una costruzione a tutto tondo di quello spirito avanguardista che l’ha resa capitale industriale agli inizi del Novecento, città-simbolo del Liberty, della moda dell’industrial design. Dopo i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale è seguito il degrado e l’abbandono, ma anche una dimensione di libertà che ne ha fatto oggi meta non solo turistica, ma anche artistica di quegli artisti che hanno deciso di stabilirvisi negli ultimi anni e che hanno restituito un’immagine contemporanea della città, lontana dallo stereotipo gattopardesco che troppo spesso costringe ad una condizione di immobilismo culturale. La mostra è un percorso esperienziale, una sorta di viaggio alla scoperta della sua identità, delle sue atmosfere, delle incredibili contraddizioni che la rendono unica tra le città del mondo. Manfredi Beninati, artista palermitano, ricostruisce un ambiente scenografico, visibile solo da due piccole finestre esterne, in cui le rovine dei fasti di un tempo passato si tramutano nell’immagine sbiadita di una sala di un palazzo nobiliare. L’opera di Francesco Simeti, palermitano da anni di base a New York, è un ambiente allestito con un wall-paper ispirato allo stile Liberty, in cui l’artista reinterpreta i fasti e le contraddizioni della belle époque palermitana di inizio secolo, riutilizzando i paesaggi e le vedute siciliane di Francesco Lojacono. L’opera di Massimo Bartolini Starless è una grande scultura fatta di luminarie tipiche delle strade siciliane in festa, una caduta di stelle raccolte insieme in un’installazione poggiata sul pavimento. Nel video della performance di Vanessa Beecroft VB 62, alle sculture che rimandano agli stucchi della bottega dei Serpotta fa da sfondo la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo, uno dei più singolari monumenti della città. L’installazione Lo sputo di Ciprì e Maresco mostra i volti e gli atteggiamenti antropologici più tipici, in una dimensione installativa che coinvolge lo spettatore. Formafantasma sono un duo di designer che raccontano la stratificazione tipica dei popoli del Mediterraneo, attraverso l’opera Moulding Tradition. Lee Kit, artista cinese, ha trascorso un periodo a Palermo e mostrerà il risultato di quell’esperienza, come anche Guo Hongwei nei suoi piccoli acquerelli sulle immagini delle città. Sulle orme dei monumenti descritti da Nino Basile, nella sua Palermo felicissima, Stefania Galegati immagina i suoi Greetings from Palermo, una serie di cartoline della città, una visione contemporanea della vita quotidiana. Laboratorio Saccardi ripropone un’immagine contemporanea della città attraverso un linguaggio naiv e di grande impatto.
Le atmosfere di Palermo si colgono anche nelle immagini del teatro contemporaneo di Emma Dante e di Pina Bausch. A completare questo viaggio fatto di sensazioni, paesaggi antichi e visioni contemporanee, c’è la gastronomia, che fa di Palermo una capitale internazionale del “gusto”. L’intenzione è di invitare uno chef siciliano che il giorno dell’inaugurazione, o la sera prima possa offrire una degustazione della cucina tipica siciliana.

Artisti in mostra: Massimo Bartolini, Pina Bausch, Vanessa Beecroft, Manfredi Beninati, Ciprì e Maresco, Emma Dante, Formafantasma, Stefania Galegati, Guo Hongwei, Lee Kit, Laboratorio Saccardi, Francesco Simeti.

La 9. Biennale di Shanghai
La Biennale di Shanghai, per la sua nona edizione, ha scelto di analizzare le dinamiche geopolitiche e i cambiamenti globali attraverso il coinvolgimento di circa 20 città nel mondo. Per l’Italia è stata scelta solo la città di Palermo, tra le altre confermate e ancora da confermare, ad oggi, ci sono: Bombay, Instanbul, Taypei, Sidney, Vancuver, Mosca, Teheran, Beppu, Sendai, Praga, Chamai (Thailandia), San Francisco, Havana, Sau Paulo, Lille, Bogotà, Lagos, Dakar, Budapest, Beirut, Berlin, Cairo e altre. Ad ogni City Pavillion è destinato uno spazio di circa 300mq, ma mi hanno già detto che la destinazione degli spazi ci sarà solo a luglio, che è un pò tardi, ma intanto lavoriamo sull’idea della mostra progettandola su carta, poi a luglio credo che potrà fare un sopralluogo per rendermi conto della situazione. Lo spazio espositivo che accoglie la Biennale di Shanghai è il nuovo, e primo, museo di arte contemporanea della Cina, situato nel Future Pavillion, una ex-centrale elettrica già utilizzata per l’Expo di Shanghai del 2010. Per un totale di 41.000 metri quadri.