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LA ROBBA TERRASINI/CINISI

LA ROBBA TERRASINI 2010

Terrasini   PALAZZO D AUMALE     Museo Regionale di Storia Naturale Mostra permanente del Carretto Siciliano di Terrasini.

 

Presentazione del carretto siciliano  < LA ROBBA  > sulle cui tavole di legno, al posto dei tradizionali paladini di Carlo Magno, sono stati rappresentati gli eroi dell’antimafia: da Leonardo Sciascia a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L opera, dipinta usando soltanto il bianco e il nero per sottolineare la tragicitA degli eventi descritti, realizzata all’interno del museo durante un workshop durato 8 mesi .

La Robba

 

La Robba 2010

di Laura Barreca

 

Con il progetto La Robba il Laboratorio Saccardi compie quell’immersione antropologica nella storia del costume popolare della Sicilia, preannunciata dai precedenti progetti, come Sikania Rising, viaggio nella memoria storica e spirituale del Meridione, attraverso la storia delle religioni, omaggio a quel popolo che non poté mai dare il proprio nome all’Isola.

Mezzo di trasporto di quella robba simbolicamente immortalata dalle Novelle rusticane di Verga, per tradizione il carretto siciliano è decorato con rappresentazioni delle gesta dei condottieri appartenenti alla tradizione cavalleresca, arricchito da arabeschi e fregi geometrici di ogni specie. La riscrittura dell’apparato iconografico del carretto condotta da Laboratorio Saccardi racconta l’attualità delle stragi di mafia: Portella della ginestra, l’assassinio di Peppino Impastato, la strage di Ustica, le stragi di Capaci e di via d’Amelio. Una storia siciliana raccontata con il linguaggio diretto e inequivocabile di Laboratorio Saccardi, che affrontano la narrazione di queste vicende privando il carretto della sua caratteristica policromia, ma mantenendo un calembour di simboli, decorazione tipica e inventata, ricca di particolari all’interno di una texture di scacchi bianchi e neri. Le stragi che ci raccontano Laboratorio Saccardi, mettono di fronte all’evidenza della storia e delle sue stesse aberrazioni, attraverso una comunicazione immediata, semplice come erano le storie delle leggende epiche dei paladini Orlando e Rinaldo sulle sponde degli antichi carretti, con le battaglie, le vittorie e le sconfitte, gli amori e la morale di una civiltà epica. Era quella l’epoca in cui i carretti erano strumento di una cultura orale per la gente che non sapeva né leggere né scrivere.

I “nuovi paladini” della giustizia, contestatori, magistrati, semplici cittadini, vittime non solo della mano armata della mafia, ma della più pericolosa cultura mafiosa, connaturata nella società siciliana come in quella di tutto il Paese, sono gli eroi contemporanei effigiati sul carretto. Istoriare un carretto siciliano, dipingendo i fatti di mafia più eclatanti della recente storia siciliana, i misteri insoluti della storia politica del nostro Paese, significa trasformare quello che oggi è divenuto oggetto d’arte artigianale, nonché uno dei simboli dell’iconografia folcloristica siciliana, in uno strumento di critica consapevole agli eventi contemporanei. Sono queste le storie dipinte sui masciddàri, le parti laterali del carretto.

Le storie sono accompagnate da cinque simbolici paladini di quella emblematica “sicilitudine” di tanti che alla loro terra sono rimasti per sempre legati e non hanno potuto fare a meno di ritornarvi. Una galleria di ritratti di esuli, come Quasimodo che non tornerà mai più nella sua Sicilia anche avendola descritta come terra mitica; ogni siciliano sarà esule, nella condizione di colui che non può tornare; in alcuni dolente memoria, mito, nostalgia, in altri voglia di dimenticare, rancore, sofferenza. Tutti comunque hanno sentito la diversità di essere siciliani, di far parte di una condizione umana irreversibile e non si sono sottratti alla “condanna” di rappresentare quella realtà, quel modo di essere, quella condizione. Una terra ricca di luci e di ombre quella che si delinea attraverso le parole, il punto di vista degli autori effigiati dal Laboratorio Saccardi che hanno vissuto la condizione di essere siciliani in modo ognuno diverso dall’altro, ma nel contempo comune a tanti che hanno vissuto lo stesso destino.

I ritratti degli artisti che “con la follia della poesia” vincono le atrocità della storia sono cinque, ognuno di essi rappresentato in una condizione mitica. Lucio Piccolo, il poeta delle elencazioni e proliferazioni tipicamente barocche costituite da immagini dense e oniriche, dall’oscurità e dal simbolismo, è raffigurato come un mago volante; Giovanni Verga è imbarcato nella Provvidenza dei suoi Malavoglia, simbolo di un naufragio della condizione umana; la rottura di un equilibrio dato dalla tradizione immobile e abitudinaria per l’irrompere di nuove forze, il desiderio di migliorare le condizioni di una vita grama, lasciando risplendere i luccichii di una necessaria modernità nel buio fitto dell’universo arcaico. Leonardo Sciascia fuma un sigaro: lo scrittore della memoria privata e collettiva, legato ad una terra destinata ad essere assunta all’interno della produzione letteraria ora come paesaggio emblematico, ora nella sua dimensione sociologica e umana. La Sicilia diventa l’osservatorio dal quale egli getta lo sguardo sui vari drammi e misteri della vita nazionale, per poi caricare la sua ricerca e meditazione di crescente impegno morale. Luigi Pirandello, descritto come un corvo sulla lapide di Pascal, il filosofo della scommessa, originale per aver creato, assumendo elementi della realtà siciliana, lo “stato d’animo” del mondo contemporaneo, cioè di avergli dato nome, il suo. Oggi si dice “pirandelliana” qualsiasi situazione umana  sospesa, fluttuante, contraddittoria, dilacerata tra realtà e apparenza, grottesca, paradossale, impenetrabile se non alla pietà. L’uomo del Verga se soffre si redime in una rassegnazione cupa ma eroica ad una legge di dolore; l’uomo di Pirandello si sente vittima impotente di una sorte maligna, di un accanirsi del caso, di un costume sociale, di  mille cose sorde e ingiuste che non riesce a spezzare. E allora si ribella o anarchicamente contro la vista stessa, o cerca di evadere in qualsiasi modo, anche con la pazzia, che annulla la coscienza tormentata dell’essere che rappresenta una valvola di sfogo, di sicurezza, permettendo di superare il disgusto del vivere. Gesualdo Bufalino, che mette sul palcoscenico della Sicilia personaggi in lotta per la sopravvivenza, che in ultima analisi sono dei “vinti” alla maniera verghiana, “in cerca d’autore” alla maniera pirandelliana. Tutti sono l’espressione ancora una volta di quella “sicilitudine” che marchia i suoi figli come una nota d’autore.

Le storie a cui questi paladini della letteratura vengono restituite attraverso la veste formale tipica della decorazione dei carretti, e suggeriscono allo spettatore una duplice lettura estetica: da un lato lo “scarto” prodotto dal travaso di contenuto dei dolorosi fatti di cronaca mafiosa della recente storia dell’Isola, nei fatti di cronaca dell’epopea cavalleresca; dall’altro, l’inevitabile prossimità che quella veste formale porta con sé. Una familiarità verso quella enciclopedia di simboli da tavola sinottica medievale, che per secoli si è mossa sulle assi di legno di un mezzo che aveva anche la funzione di sintetizzare “per exempla” vicende non altrimenti fruibili da chi non aveva accesso alla lettura. È di nuovo ci troviamo di fronte all’assunto crociano che rende contemporanea ogni vera arte: vecchio contenuto in nuova forma e nuovo contenuto in vecchia forma.

 

Descrizione tecnica del carretto siciliano

Il Carretto siciliano, adibito al trasporto merci dal XIX secolo fino alla seconda metà del XX secolo, è composto dal fonnu di càscia, cioè il pianale di carico prolungato anteriormente e posteriormente da due tavulàzzi, sul quale sono montati parallelamente due masciddàri (dal siciliano mascidda, “mascella”) ovvero le sponde fisse del carretto, e un puttèddu (portello posteriore). Ogni masciddaru è suddiviso equamente in due scacchi (i riquadri in cui vengono dipinte le scene).

Fra le aste sotto i tavulazzi vengono montate due parti in legno chiamate chiavi, una anteriore ed una posteriore. La prima altro non è che una semplice barra ricurva, la seconda invece consiste in un bassorilievo intagliato rappresentante una scena, solitamente cavalleresca.

Ciascuna delle due ruote è composta da 12 raggi definiti in siciliano iammòzzi (iammi, “gambe”) che congiungono il mozzo al cerchione, spesso arricchiti da intagli a fitte sezioni parallele (impòsti) o addirittura soggetti scolpiti quali fiori, aquile, sirene, o teste di paladino.

 

Laboratorio Saccardi: Roba mia, vientene con me

GASPARE MUTOLO SOLO SHOW

GASPARE MUTOLO SOLO SHOW 2011

Idea e progetto di Marco Leone Barone Saccardi 

GASPARE MUTOLO SOLO SHOW  All’interno del progetto < Sikania Rising >  A cura del Laboratorio Saccardi

OPENING/ Mercoledì 26 gennaio 2011 h.19.00

la mostra resterà aperta sino al 19 febbraio 2011 dal martedì al sabato dalle h.17.00 alle h.20.00

“Sikania Rising” è il progetto in più tappe realizzato in questi ultimi anni dall’iperattivo Laboratorio Saccardi, un progetto ampio e complesso che ponendo l’accento sulla rivisitazione dei simboli della cultura siciliana, affronta un viaggio nella memoria inconscia e collettiva della nostra generazione, edonista e disincantata, che ricostruisce e resetta il nostro attuale immaginario popolare. Dopo i progetti “La Robba”, “La camera della morte”, “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco”, è con questo Solo Show di Gaspare Mutolo – pittore dal tocco naif che con le sue dichiarazioni rilasciate a Vigna, Borsellino e Falcone ha chiarito i ruoli di personaggi chiave come Lima, Andreotti, Conti, Barreca, Mollica, D’Antoni, Signorino e Contrada – che il Laboratorio Saccardi torna a realizzare una nuova tappa di “Sikania Rising” ospitata per l’occasione da Zelle Arte Contemporanea. Collaboratore di giustizia dal 1991, Gaspare Mutolo incontra la pittura nel carcere di Sollicciano nel 1983, grazie alle opere dell’ergastolano Mungo in arte l’Aragonese, dipingeva benissimo ricorda Mutolo, e fu lui a insegnargli i primi rudimenti. Ma è nell’87 al carcere Ucciardone di Palermo, che la pittura inizia a diventare per Mutolo una vera e propria svolta, inizialmente solo per combattere la noia attratto dalle opere del compagno di cella Alessandro Bronzini detto il Vampiro – “maestro” che in carcere insegnò a dipingere persino al boss Luciano Liggio, che sino ad allora trascorreva le giornate leggendo Socrate ed i grandi filosofi nella cella antistante – successivamente come lento percorso di espiazione. Non a caso il piccolo studio di Mutolo in una cittadina del nord è stipato di quadri, paesaggi, marine, fiori, i tetti della sua Pallavicino, dipinti compulsiva-mente nel corso di questi anni in cui l’ex-criminale non ha mai smesso di raccontarsi, come nella lunga intervista realizzata dal Laboratorio Saccardi l’8 novembre 2010, di cui alcuni estratti sono già rintracciabili sul web.

http://www.gasparemutoloarte.it/

INTERVISTA AUDIO A GASPARE MUTOLO ( IN LOCALITÀ  SEGRETA )

CASINO VALGUARNERA

CASINO VALGUARNERA 2011

Idea e progetto di Marco Leone Barone Saccardi

Villa Valguarnera da decine di anni e’ l’oggetto del desiderio dei potenti della Sicilia e non solo … Il capo dei capi della onorata societa’ siciliana ..TOTO RIINA e il suo valvassore l’ex Presidente della regione Sicilia TOTO’ CUFFARO in tutti i modi hanno tentato di espropriarla e cacciarne via i leggittimi proprietari , la famiglia Alliata Principi di Villafranca ….i mafiosoni volevano farci un lussuossimo CASINO ‘ …..ma alla fine i due Toto’ hanno miseramente fallito ……….cosi’ alla loro inettitudine abbiamo dovuto rimediare noi …

WELCOME to Casino ‘ Valguarnera…

CASA AUT

CASA AUT 2011

11 novembre 2011

Casa AUT (SIKANIA RISING PROJECT) A cura del Laboratorio Saccardi.

Idea e progetto di Marco Leone Barone Saccardi

ARTISTI:

LABORATORIO SACCARDI – FRANCESCO DE GRANDI – ANDREA DI MARCO – FABIO BONANNI – ALESSANDRO BAZAN – DOTT. PIRA – ALFONSO LETO – MARCO PRESTIA – VALENTINA GLORIOSO – MANFREDI BENINATI – ENZO CUCCHI – FRANCESCO TAGLIAVIA – FULVIO DI PIAZZA – MARCO NERI – FEDERICO LUPO – TOTI GARAFFA – EMILIO ISGRO’ – FABIO SGROI – LETIZIA BATTAGLIA – NICOLA PUCCI – CESARE INZERILLO – CARLO SPIGA – FRANCESCO LAURETTA – SERGIO AMATO – LARVA108 – DANIELE VILLA – JACOPO BENASSI – EMANUELE KABU – MASSIMILIANO BOMBA – MILENA MUZQUIZ – MARCO CINGOLANI – SERGIO CASCAVILLA – LINDA RANDAZZO – LAURA GIARDINO – SILVIA ARGIOLAS – UGO IN THE KITCHEN – EMANUELE GIUFFRIDA – IGOR SCALISI PALMINTERI – DESIDERIA BURGIO – MASSIMO KAUFMANN – GEORGE SALAMEH – CARLO CISLAGHI – CHIARA SCARFO’ – ALFREDO D’AMATO – GASPARE MUTOLO – VITO STASSI – COSIMO PIEDISCALZI – STEFANIA ARTUSI – MARICETTA MEGNA – ENRICO PIRAS – MARIA FRANCESCA TASSI – EZIO FERRERI – VINCENZO TODARO – FABIOLA NICOLETTI – DEM – MARCO PAPA – SALVO CUCCIA – MARTINA DI TRAPANI – LINDA GLORIOSO – NIKE PIRRONE – ROSANGELA LEOTTA – LUCA ROSSI – FILIPPO MANNINO – WILLIAM MARC ZANGHI – SIMONA SCADUTO – PIETRO MATTEO PALAZZO – PEPPE GESU’ – ALESSANDRO DI GIUGNO – STEFANIA ROMANO – MARCELLO BUFFA – TOMMASO BONAVENTURA – ANDREA BUGLISI – MARILENA MANZELLA – GAETANO PORCASI.

VERNISSAGE : 11/ 11 / 11

I luoghi assorbono e restituiscono come spugne ciò che i loro abitanti vivono al loro interno. Nutrendosi avidamente delle nostre energie, mutano rapidamente in immaginifici, personalissimi, santuari. Nell’antichità il tempio (dal latino templum, recinto consacrato) era una struttura architettonica utilizzata come luogo di culto, eretta in luoghi che presentavano particolari vibrazioni energetiche e proprio tali energie sotterranee ne motivavano la costruzione. Queste linee energetiche, proprio come le vene delle terra, sono dei canali in cui scorre una potente energia. Nelle aree del pianeta dove si intersecano le Ley Line spesso sono collocati siti sacri importanti ed enigmatici ed è proprio seguendo queste linee del drago che negli anni ’20 del secolo scorso Aleister Crowley fondò a Cefalù (Sicilia) l’Abbazia di Thelema. Crowley trasformò una semplicissima, popolare abitazione in un tempio dell’occultismo mondiale, situato a un chilometro a sud dal Duomo di Cefalù, sulla sua stessa linea energetica. Oggi dell’abbazia di Thelema rimangono solo rovine che attirano ancora moltissimi visitatori da tutto il mondo, le energie sono rimaste intatte nonostante il tempio si sparito quasi del tutto. Le energie dei luoghi vibrano e così, per risultanza, le personalità che abitano quei luoghi vibrano in maniera ancora più forte. L’abbazia dovrebbe essere riattivata, ricostruita, alle energie esistenti e alle energie immesse dall’occultista inglese dovrebbero essere iniettate nuove forze, un nuovo fluido vitale, attraverso l’arte che è un mezzo perfetto per la riconversione energetica dei luoghi. L’abbazia di Thelema è una proprietà privata e difficilmente sarà possibile attuare un simile progetto. E’ invece possibile grazie alla lungimiranza di amministratori avveduti e illuminati , intervenire su un altro luogo simbolico siciliano, un’altra abitazione, semplicissima, più popolare e segreta di Thelema e per anni totalmente inaccessibile a visitatori. Si tratta della casa del Boss Gaetano Badalamenti a Cinisi (20 km da Palermo). Uno dei capi più importanti della storia della mafia siciliana e della malavita internazionale, don Tano detto “il boss dei due mondi”, uno dei realizzatori della cosidetta “Pizza Connection”, un anello del narcotraffico del valore di miliardi di dollari. Attraverso l’aereoporto “Falcone-Borsellino” di Puntaraisi (Pa) che lo stesso Badalamenti fece costruire nelle sue terre, il boss importava eroina dal Medio Oriente, utilizzando, dal 1975 al 1984 circa, come centro di spaccio il retro di molte pizzerie degli Stati Uniti medio- occidentali. Per la costruzione dell’aeroporto, uno dei più pericolosi d’Europa perche troppo vicino al mare e troppo vicino alle montagne, don Tano con le sue cave devastò divorandolo il gruppo di montagne che si estende intorno al capoluogo siciliano, mortificando per sempre il territorio. Don Tano Badalamenti è pero conosciuto ai più come mandante dell’omicidio di Giuseppe Impastato, un giovane attivista che attraverso la radio libera “RADIO AUT” di Terrasini denunciava i mafiosi del territorio, le loro collusioni e i loro business, e sopratutto il capo assoluto di Cinisi, il gran Capo Don Tano Seduto padrone di Mafiopoli come Impastato lo dipingeva nei suoi programmi radiofonici. Don Gaetano Badalamenti è morto ad Ayer ( Massachusetts)il 29 aprile 2004. Da qualche anno la sua casa è stata espropriata dallo Stato ed è stata assegnata al Comune di Cinisi e alle associazioni che ricordano la figura di Peppino Impastato. La Casa dei 100 passi o forse meno che si percorrono dalla casa di Peppino a quella del Boss, la casa del film che ha reso note le vite dei suoi protagonisti al grande pubblico. 100 passi che tracciano una linea energetica invisibile tra il bene e il male, una linea che va da A ad A. La casa di Giuseppe Impastato è da tempo gestita dall’Associazione ” casa memoria” ovvero la famiglia di Peppino che ne conserva la memoria storica. L’altra casa invece è oggi vuota, completamente agibile e integra. Le sue mura sono intatte, pregne dell’energia del suo particolarissimo proprietario, immacolate così come Don Tano le ha lasciate. Questa modesta casa è un simbolo importante per Cinisi, per la Sicilia e l’Italia tutta, è un simbolo che verrà rivalutato, segnando un nuovo passo per risorgere. Il frontone del teatro più grande della Sicilia, il teatro Massimo, recita la scritta “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita …..”, l’arte ha anche questo compito importante. Una mostra d’arte che rappresenta una volontà chiara e attiva per un cambiamento. Un messaggio chiaro e inequivocabile di riscatto che gli artisti siciliani e l’attuale assessore alla cultura Vincenzo Cusumano sentono personalmente come atto dovuto e voluto per la lotta contro l’ignoranza e l’oppressione.

Questa mostra è dedicata a Giuseppe Guddemi (PEPPE GESU’) artista incompreso recentemente scomparso.