LABORATORIO SACCARDI
Pizza Connection
25 March – 16 April, 2017
http://www.56henry.nyc/laboratorio-saccardi
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Il nostro primo esperimento di opera d’arte condivisa un crowdfunding (tutto SICILIANO ) per realizzare un Monumento a Franco e Ciccio
Vogliamo ridare quel senso di innocenza e di allegria, tipica del duo comico Franco e Ciccio, al quartiere Il Capo di Palermo, che versa da anni in stato di degrado. Per questo motivo abbiamo bisogno del sostegno della #gentelaboriusa.
La grande famiglia di Laboriusa prepara le valige e fa tappa per la prima volta a Palermo, pronta ad accogliere e promuovere un nuovo progetto civico, artistico e sociale, dal sapore siciliano e popolare. L’idea, promossa da Vincenzo Profeta e Marco Leone Barone del Laboratorio Saccardi, consiste nel realizzare e regalare alla Piazza Sant’Anna al Capo, che da anni versa in stato di semi-abbandono, unmonumento al duo comico Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Se dovessimo chiudere gli occhi e pensare alla nostra infanzia, inevitabile sarebbe il ricordo delle battute irriverenti della coppia palermitana nei loro sketch storici. Inseparabili e unici nel loro genere, Franco e Ciccio hanno fatto ridere di gusto tantissime generazioni, regalando un sottofondo di spensieratezza e di buonumore. L’opera, infatti, intende ridare alla città e al quartiere proprio questo senso di innocenza e di allegria genuina, tipica della coppia, attraverso un messaggio positivo e condiviso.
Il monumento che il Laboratorio Saccardi intende realizzare sarà una sorta di arredo urbano contemporaneo, ispirato alle clip iniziali dei film del duo comico, che è ridisegnato in chiave cartoon-umoristico.
Il pubblico potrà non solo contribuire alla realizzazione del monumento attraverso il crowdfunding di Laboriusa, ma potrà anche interagire e partecipare, durante la stessa messa in opera, attraverso i vari canali social e il sito internet dedicato, ottenendo un risultato estremamente partecipativo.
Grazie alle vostre donazioni, e al raggiungimento dell’obiettivo di 5.000 euro, Vincenzo Profeta e Marco Leone Barone potranno coprire le spese di tutte le fasi della realizzazione del monumento (eventuali fusioni di metalli, attrezzature, trasporto, collocazione statue), effettuate materialmente dal Laboratorio Saccardi e dai professionisti che contribuiranno alla realizzazione del progetto.
Monumento a Franco e Ciccio | Arredo urbano contemporaneo
Per Donare visita : http://laboriusa.it/campaigns/monumento-franco-e-ciccio/#!
CROWFUNDING CONCLUSO CON SUCCESSO ..RINGRAZIAMO TUTTI I DONATORI PER AVER RAGGIUNTO LA CIFRA DI 5.885,00 EURO
Profilo Continuo del Presidente
misura : 24x24x26 cm
tecnica : Bronzo
Adesso presente nella Collezione del Mart di Rovereto
Scultura realizzata da Marco Leone Barone Saccardi
“http://www.laboratoriosaccardi.it/wp-content/uploads/2016/04/orlando-battaglia.gif”>
Il Museo Civico di Castelbuono è lieto di presentare al pubblico il progetto “Tra i sentieri dei Ventimiglia”, una composto dallo spettacolo teatrale di Mimmo Cuticchio, Sabato 16 aprile alle ore 17.00; e dalla mostra a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi che si inaugura domenica 17 aprile alle ore 17.00.
Commissionato dall’istituzione castelbuonese e co-prodotto dall’associazione Figli d’Arte Cuticchio, il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” e l’Accademia di Belle Arti di Palermo, e grazie al sostegno di Elenka.
Il progetto teatrale mette per la prima volta in scena l’epica siciliana rinascimentale, legata alle vicende storiche che ruotano attorno alla figura di Giovanni I Ventimiglia (1382-1473 circa) capostipite dei Marchesi di Geraci e Signori di Castelbuono. Si tratta di una rilettura contemporanea della storia della Sicilia, attraverso la ricostruzione dell’importante casato che fin dal Medioevo ha avuto influenza in tutto il Mediterraneo, ma utilizzando il linguaggio contemporaneo – e tradizionale allo stesso tempo – del Teatro dell’Opera dei Pupi. Un segmento della secolare storia della Sicilia rivisitata da uno dei più grandi artisti del teatro dal vivo in Italia, Mimmo Cuticchio, che ha realizzato la messinscena. Lo spettacolo è stato concepito con Piero Longo, in veste di “dramaturg”, e attraverso la ricostruzione degli eventi storici del periodo, basata sugli studi storici di Orazio Cancila e sulle ricerche di Giovanni Ventimiglia.
Mimmo Cuticchio, nella contorta storia del casato dei Ventimiglia, lunga ottocento anni, ha scelto il personaggio di Giovanni I Ventimiglia e lo ha trasformato nel pupo protagonista dello spettacolo. Marchese di Geraci e Signore di Castelbuono, Giovanni Ventimiglia, fedele ad Alfonso d’Aragona, partecipò alle battaglie contro gli Angioini, e sgominò un complotto dei nobili siracusani contro la regina aragonese, guadagnando la fiducia del re. L’oprante recupera gli umori e i ritmi della corte del tempo, e li traspone nel mondo dell’Opra. “L’identità di Giovanni Ventimiglia è complessa – spiega Cuticchio -, era impossibile raccontare la storia del casato, ho quindi scelto alcuni capitoli, e mi son preso qualche “licenza poetica” facendo alcuni tagli temporali che facilitano la comprensione”. Cuticchio ha costruito diversi nuovi pupi, studiando attentamente i costumi e i disegni dell’epoca: ogni personaggio vive di rimandi e simboli sia nei costumi che nei particolari.
La mostra Tra i sentieri dei Ventimiglia raccoglie gli apparati scenici, i pupi originali e le scenografie realizzate dall’associazione Figli d’Arte Cuticchio, all’interno di un’installazione curata dagli studenti del corso di Allestimento dell’Accademia di Belle Arti di Palermo; a corredo, una video-installazione di Costanza Arena e Roberto Salvaggio, del corso di Audio Video dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. Le musiche originali di Giacomo Cuticchiosono state composte appositamente per lo spettacolo e per il video, e sono ispirate alla poesia scritta da Torquato Tasso per Giovanni III Ventimiglia nel 1590. Il pupo di Giovanni I Ventimiglia è stato realizzato da Mimmo Cuticchio con metodi artigianali ma con una concezione innovativa: un pupo con occhi di vetro (utilizzati per le statue dei santi e acquistati da Cuticchio in Messico), sbozzato ad arte e con lo scudo che riprende l’aureola del busto argenteo di Sant’Anna, conservato nella cappella palatina del Castello dei Ventimiglia, a Castelbuono. Sia il pupo che l’opera video di Costanza Arena e Roberto Salvaggio dell’Accademia di Belle Arti di Palermo entreranno a far parte della collezione permanente del Museo Civico di Castelbuono.
Mimmo Cuticchio non è nuovo a queste “intrusioni autorizzate” nel mondo dell’arte contemporanea: già nel 2010 ha realizzato “La stanza dell’Opra” all’Atelier sul Mare di Antonio Presti a Castel di Tusa (PA), una vera e propria installazione ambientale che lega l’arte del teatrante palermitano al territorio delle Madonie.
Nei giorni che precedono la mostra, verrà presentato il “cartellone” dello spettacolo a Castelbuono, realizzato seguendo la tradizione dell’Opra, dal Laboratorio Saccardi (collettivo di artisti presenti nella collezione permanente del Museo Civico), che conducono da sempre una ricerca sulla storia contemporanea, attraverso la rivisitazione iconografica dei suoi simboli. La mostra è accompagnata da un catalogo che raccoglie i testi di Mimmo Cuticchio, Mario Zito, Francesca Spatafora, Piero Longo, Giovanni Ventimiglia, Pietro Attinasi, Angela Sottile, Laura Barreca, Valentina Bruschi.
L’Opera e’ stabilmente presente nelle sale del Museo Castelbuono riallestito in maniera permanente nel aprile 2017
Inaugurazione sabato 19 dicembre 2015 ore 18
Firenze ( Italia ) 19 dicembre 2015 – 20 marzo 2016
La Galleria Poggiali e Forconi inaugura sabato 19 dicembre 2015 il progetto LOGO, uno scambio intellettuale tra tre artisti differenti per generazione e ricerca artistica: Manfredi Beninati (Palermo, 1970), Enzo Cucchi (Morra d’Alba, 1949) e Laboratorio Saccardi, duo artistico formato da Marco Leone Barone (Palermo 1978) e Vincenzo Profeta (Palermo, 1977).
LOGO si propone di portare i protagonisti di questo progetto a misurarsi tra di loro in un’innovativa formula di “confronto–sfida” sulla pratica dell’arte, resa attraverso differenti media, e sulle ragioni dell’esperienza dell’arte nella società contemporanea.
Gli artisti, che si sono frequentati anche nei mesi passati creando tra di loro un vivace scambio intellettuale, si sono riuniti nella serata di venerdì 4 dicembre per un estemporaneo dibattito a porte chiuse in cui hanno dialogato su vari temi che sono stati lo spunto per realizzare ciascuno un lavoro inedito esposto in mostra dal 19 dicembre. Queste opere sono state realizzate dagli artisti nei giorni 5, 6, 7 e 8 dicembre: durante questi quattro giorni Beninati, Cucchi e Laboratorio Saccardi hanno lavorato a stretto contatto negli spazi della Galleria a Firenze, che è stata aperta al pubblico per permettere agli spettatori di essere partecipi della creazione, della realizzazione delle opere e del confronto artistico tra i protagonisti.
LOGO, non è semplicemente una mostra, vuol essere una nuova forma di simposio, un’attitudine per la riscoperta del ruolo centrale dello scambio di idee concreto e della rivalutazione del ruolo della galleria come laboratorio e confronto con il pubblico. Da qui l’idea di far valutare proprio ai visitatori, tramite una scheda disponibile per tutta la durata della mostra, l’opera preferita tra le tre, realizzate i giorni precedenti l’inaugurazione.
In mostra anche una trentina di opere selezionate dagli artisti e allestite in un percorso espositivo che si snoda tra gli spazi di via della Scala e nella project room di via Benedetta. In particolare in questo spazio Enzo Cucchi presenta la serie dei Van Gogh; mentre Manfredi Beninati presenta diverse opere, tra cui la serie di lavori creati appositamente per la galleria nell’ultimo anno e alcuni grandi lavori precedenti realizzati utilizzando come supporto tavole di legno. Per il Laboratorio Saccardi la mostra diventa un approfondimento dello scambio intellettuale ed artistico che avevano intrapreso con Cucchi in occasione della doppia personale con il maestro marchigiano del 2014 alla GAM di Palermo, e segna l’occasione per mostrare i nuovi lavori basati sulla pratica pittorica, che fa leva sui temi del grottesco e dello spaesamento cognitivo.
La mostra è accompagnata da un catalogo curato da Alessandro Cucchi.
Praestigium Contemporary Artists from Italy – Imago Mundi/Benetton
420 artisti italiani contemporanei in anteprima
Bookshop
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
18 maggio – 21 giugno 2015
Imago Mundi mette in mostra l’arte contemporanea italiana. La collezione dedicata all’Italia del progetto artistico globale ideato da Luciano Benetton sarà presentata in anteprima mondiale a Torino, presso il bookshop della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dal 18 maggio al 21 giugno 2015. La raccolta – a cura di Luca Beatrice – comprende i lavori di 420 autori che da Nord a Sud, da Ovest a Est, hanno condiviso con entusiasmo il progetto, presentando in formato 10×12 centimetri la loro visione dell’Italia. Artisti affermati e giovani promesse della pittura, ma anche architetti, designer, fotografi, pubblicitari, musicisti, attori, per comporre un mosaico vitale, generoso, democratico nella tradizione di Imago Mundi. L’esposizione (così come i due cataloghi: 210 autori ciascuno, in rigoroso ordine alfabetico, disponibili in mostra) attraversa in modo trasversale il Paese, presentando la creatività delle metropoli come i tanti talenti della provincia, con una particolare apertura alla sensibilità artistica femminile. “Praestigium parte dall’orgoglio per le nostre radici culturali ma intende essere, soprattutto, la rappresentazione orgogliosa di un nostro possibile futuro, artistico, sociale, morale al tempo stesso” – ha dichiarato Luciano Benetton. “L’impegno, la sensibilità, il coraggio di guardare avanti, lo spirito di ricerca dei nostri artisti rappresentano segnali di italianità positiva inviati nel mondo”.
Sotto l’egida della Fondazione Benetton Studi Ricerche, Imago Mundi è oggi un progetto democratico, collettivo e globale che guarda ai nuovi orizzonti artistici in nome dell’incontro e della convivenza delle diversità espressive: entro il 2015 i Paesi coinvolti saranno 100, più di 20.000 gli artisti. Imago Mundi li promuove internazionalmente attraverso i cataloghi, la piattaforma www.imagomundiart.com, la partecipazione a rassegne ed esposizioni, in collaborazione con istituti privati e pubblici, in tutto il mondo: da Venezia (Biennale 2013) al Senegal (Dak’Art Off 2014), da Roma (Museo Carlo Bilotti, 2014/2015) a New Orleans (NOMA, 2014/2015) e Vienna (Belvedere & Winter Palace, 2015)
Imago Mundi – Luciano Benetton Collection
Il Progetto
“Solo dando forma al mondo riusciamo a regalargli un senso: è a questo che serve l’arte”. Imago Mundi ha fatto proprie le parole dell’artista tedesco Anselm Kiefer per esprimere concretamente l’idea di Luciano Benetton di costruire e portare nel futuro una mappa artistica delle tante culture umane. Imago Mundi parte dall’omogeneità del piccolo formato (10×12 centimetri) per realizzare, coinvolgendo in modo volontario e senza fini di lucro, migliaia di artisti affermati ed emergenti di tanti Paesi, un caleidoscopio di storie, colori, interpretazioni e dimensioni quasi infinite. Sotto l’egida della Fondazione Benetton Studi Ricerche, Imago Mundi è oggi un progetto democratico, collettivo e globale che guarda ai nuovi orizzonti artistici in nome dell’incontro e della convivenza delle diversità espressive: entro il 2015 i Paesi coinvolti saranno 100, più di 20.000 gli artisti.
Imago Mundi li promuove internazionalmente attraverso i cataloghi, la piattaforma www.imagomundiart.com, la partecipazione a rassegne ed esposizioni, in collaborazione con istituti privati e pubblici, in tutto il mondo: da Venezia (Biennale 2013) al Senegal (Dak’Art Off 2014), da Roma (Museo Carlo Bilotti, 2014/2015) a New Orleans (NOMA, 2014/2015) e Vienna (Belvedere & Winter Palace, 2015.
Raccontare la pittura italiana, quella nata subito dopo la Transavanguardia. Un viaggio visivo dalla doppia anima: ora con artisti che iniziarono a esporre negli anni Novanta, ora con diversi nomi emersi di recente ma già consapevoli del buon uso linguistico. Una selezione eterogenea, supportata da consensi istituzionali, da una precisa riconoscibilità nel panorama iconografico, da un codice veggente con cui gli autori alimentano la disciplina evoluta del metodo pittorico.
La mostra avrà una doppia natura espositiva: un lavoro di ogni artista sarà allestito nel Piano Nobile del museo, tra mobili, quadrerie, pareti e soffitti lavorati, secondo scritture curatoriali che privilegiano la strategia mimetica, il nascondimento, la rivelazione improvvisa; un secondo lavoro di ogni artista sarà presentato, invece, in una zona del Piano Mostre, dove il pubblico troverà un timeline orizzontale, sorta di lungo serpente che attraverserà tre zone del Piano (Sala Sten & Lex, Sala Archi, Galleria) come un esercito pittorico in rigoroso ordine alfabetico.
Gianluca Marziani: “Nel doppio ruolo di direttore artistico e curatore del progetto, mi assumo la piena paternità delle scelte, una sorta di responsabilità autografa per certificare le presenze e le necessarie assenze. La selezione risponde ai criteri che definiscono il mio metodo, così come accade davanti a qualsiasi sintesi collettiva per mostre tematiche. Piaccia o meno, questo gruppo rappresenta la sintesi spendibile di un’altissima energia figurativa. La pittura italiana che spargerei nel cosmo è qui: in un sogno vorrei alzare gli occhi e scoprire che ogni stella nel firmamento pulsa in forma di quadro, anche perché l’unico linguaggio artistico con la preziosità di un minerale rimane l’intramontabile pittura dal cuore irrequieto, sconfinata per natura, senza compromessi per istinto e ragione”.
La mostra diventa esperienza, evento sensoriale, avventura oltre la forma
L’allestimento nel Piano Nobile sarà una passeggiata rivelatrice, come una caccia al tesoro nascosto, tra cassetti, quadrerie, cornici, pavimenti vasi, scrittoi, vetrine, ante… ogni quadro avrà una sua zona speciale, un antro scenico per attivarne l’anima spaziale e lo spirito narrativo. Il Piano Mostre sarà, al contrario, il riordino alfabetico di una disseminazione avventurosa del quadro, quasi a ripristinare il senso logico dopo le frantumazioni del senso originario.”
Artisti partecipanti: 108, Stefano Abbiati, Silvia Argillosa, Mirko Baricchi, Alessandro Bazan, Valerio Berruti, Danilo Bucchi, Emilio Cafiero, Fabrizio Campanella, Pier Paolo Campanini, Guglielmo Castelli, Andrea Chiesi, Mario Consiglio, Enrico Corte, Pier Paolo Curti, Arnold Mario Dall’O, Gabriele De Santis, Alberto Di Fabio, Fulvio Di Piazza, Mauro Di Silvestre, Stefano Di Stasio, Pablo Echaurren, Stefania Fabrizi, Matteo Fato, Daniele Galliano, Paola Gandolfo, Massimo Giacon, Fausto Gilberti, Silvia Idili, Francesco Impellizzeri, Francesco Irene, Jeffrey Isaac, Laboratorio Saccardi, Francesco Lauretta, Emilio Leofreddi, Massimo Livadiotti, Lucamaleonte, Giorgio Lupattelli, Claudio Malacarne, Franco Marrocco, Mauro Maugliani, Maddalena Mauri, Veronica Montanino, Marco Neri, Andrea Nurcis, Giacinto Occhionero, Ozmo, Vincenzo Pennacchi, Valeria Petrone, Cristiano Pintaldi, Matteo Piovaccari, Luca Pioverai, Gianni Politi, Nicola Pucci, Giuseppe Restano, Roxy in the box, Giuliano Sale, Maurizio Savini, Alessandro Scarabello, Bernardo Siciliano, Croce Taravella, Velasco, Nicola Verlato, Mario Vespasiani e Esteban Villalta Marzi.
“Questo mio quadro non è un quadrato vuoto, ma un’icona cancellata e incorniciata, un invito alla percezione del non oggettivo o l’oggettivo in status nascendi”
Kasimir Malevic a proposito del quadrato bianco su fondo bianco.
“Bianco”
testo: Francesco Gallo Mazzeo
Bianco è il luogo della proposta, della possibilità, aperta a tutti, di esercitarsi con il segno e col colore, dando a immacolatezza la sua occasione di diventare un paradosso dell’ombra, seppur molteplice per tanti blu, rossi, arancioni e neri. Opacità luminose connesse con la psicologia del momento, con i diversi modi di vedere la vita, nelle sue molteplici sfumature, un campo di battaglia dove si aprirà, ancora una volta una pagina di Laboratorio Saccardi, una querelle che dura nel tempo e non accenna a risolversi, trasformandosi e trasformando, in senso induttivo, aperto, in senso introiettivo, chiuso, in senso stimolante e liberatorio ma anche monologo alienante, volgendo il senso positivo in negativo, frantumando tempo e spazio, attraversandolo in continue modificazioni, consonanti, di poetiche e di filosofie concrete, che appartengono alle moltitudini, quando si fanno solitudini. Tutto il resto è già pronto per l’uso di ogni sguardo tagliente oppure semplicemente accogliente della loro testualità che non consente un filo logico e forsenemmeno un filo e non serve una logica, tanto è la gestualità che si concentra su di esso che è sguardo rivolto in ogni dove, dalle vette della creatività, seppur citata, alle cadute nel crogiolo del “così è se vi pare”, nella terra della corda pazza.
La forza si acquista mediante l’epurazione. La debolezza è forza, l’annullamento è potenza, un concetto quasi buddista ma anche profondamente cattolico ed occidentale se ci pensate, ma non è l’occidente capitalista questo, è l’occidente che si misura con le forze dello spirito sensibile, nel vero senso della parola. Il Quadrato bianco su fondo bianco di Kazimir Malevič è un simbolo della distruzione della pittura? Assolutamente no, è il simbolo di un nuovo inizio, una ricerca continua di nuovi mezzi espressivi, lo stesso autore dopo quel quadro tornò persino alla figurazione, la sfida con se stessi non ha limiti, come un potente mago il pittore può creare o azzerare tutto il suo universo, ma la sfida col pubblico è la più emozionante di tutte per un artista, il cercare di artisticizzarlo in ogni modo, in questi anni alle mostre, ci si ritrova spessissimo un pubblico di zombie che non riesce a reagire davanti un quadro o un oggetto d’arte, insensibile, anestetizzato, acritico, sensibilità annullate e drogate forse da una miriade di informazioni e da una rete virtuale che non fa altro che ingrossare personalità schizzoidi, un io ipertrofico ingigantito dalla possibilità che internet dà a tutti, di essere autori creativi, tutti artisti e nessun reale confronto critico. Laboratorio Saccardi in questa mostra-performance vuole dare la possibilità al pubblico palermitano, di entrare didatticamente e dialetticamente nell’opera di kasimir Malevic, di confrontarsi con il più classico “Questo lo potevo fare anch’io”, allora fallo! Diciamo noi. Un viaggio alle origini del modernismo. Invitandolo direttamente a dipingere un quadro bianco su fondo bianco il più semplice ed allo stesso tempo complesso degli esercizi. Sulle pareti alcune citazioni di quello spirito moderno veramente autentico, e che nulla ha a che fare col postmodernismo, il laboratorio Saccardi con questa mostra vuole dare un piccolo segnale di reale confronto critico tra artista e pubblico presente all’inaugurazione, la possibilità, usando le parole di Malevic, di andare aldilà dell’icona, per creare un icona dello spirito, passando per un icona dell’arte mondiale.
Conversazione: 14 febbraio 2015 h. 18 ,00
Francesco Gallo Mazzeo , Giusi Diana laboratorio saccardi